Pillole di SMAU, parte I: Marco Bertoni, L’estensione del dominio dell’accessibilità

Pillole di SMAU. Ovvero qualche considerazione. Dividerò il discorso in più post, per non appesantire; questa è la prima puntata, con una sintesi dell’intervento di Marco Bertoni, volto ad evidenziare come l’accesso a informazioni e servizi per tutti non sia esclusivamente una questione tecnica, ma debba necessariamente comportare un cambiamento culturale.

Pillole di SMAU. Ovvero qualche considerazione di una prof che ha devoluto il giorno libero all’esplorazione della fiera, ma soprattutto delle iniziative formative. Dividerò il discorso in più post, per non appesantire; questa è la prima puntata.

Ha speso tante energie che alla fine si terge il sudore con una salvietta; ha inserito nel suo intervento coups de théâtre con una giovane e simpatica attrice; ha risvegliato il pubblico con quiz e provocazioni. Ma non è certo per questi aspetti più spettacolari che al termine del suo discorso abbiamo la sensazione che sia stato proprio interessante Marco Bertoni a SMAU.

Dopo un primo approccio al concetto generale di accessibilità, dovuto in un contesto di pubblico generico come la fiera milanese, Bertoni ha mostrato quanto una progettazione web che non esclude e che non crea barriere possa essere vantaggiosa in tutti i sensi, sia sul piano della comunicazione, sia su quello dell’immagine, sia da un punto di vista strettamente commerciale.

Sulla parte di business legata all’accessibilità del web esistono studi statunitensi: il rimando è a www.customerrespect.com. Si tratta del sito di un gruppo che offre consulenza alle aziende per migliorare “l’esperienza online dei visitatori” e in questo ambito ha valutato come estremamente positivo anche un approccio corretto ai problemi di accessibilità.

D’altra parte è innegabile, anche se ancora poco accettato a livello di mentalità comune, che eliminare inutili barriere tra l’azienda e i clienti sia un obiettivo del business.

Mentre Marco affronta questo argomento, apparentemente orientato ad un pubblico non direttamente legato al mio mondo professionale, mi ritrovo a pensare che la scuola, dove la mentalità di apertura si afferma, ma convive con difficoltà strutturali, avrebbe grande vantaggio dalla diffusione in ambito aziendale di questa forma mentis; il mio pensiero, infatti, corre subito alla miriade di prodotti (principalmente software) per la comunicazione scuola-famiglia, o agli applicativi gestionali con le loro integrazioni web. Settori vitali, in cui dobbiamo prendere ciò che arriva dal mercato.

Acquistano allora significato profondo le citazioni raccolte in una diapositiva:

  • i siti web riguardano la funzione, non la forma. (P&G)
  • considera l’accessibilità come un vantaggio competitivo. (Southwest Airlines)
  • se una persona non può partecipare puoi perdere l’intero gruppo. (Verizon Wireless)
  • l’accessibilità di un negozio è incorporata nell’architettura dell’edificio, e così deve essere per il sito web. (Sears)
  • crea risorse software con l’accessibilità in mente. (GE)

Infine, per tutti, da memorizzare e soprattutto applicare, la ricetta della pizza alla Bertoni:

1/3 accessibilità

1/3 usabilità

1/3 architettura dell’informazione

Una ricetta solo apparentemente semplice, che richiede tuttavia anche l’applicazione di quella formula magica che è l’incrocio tra competenze redazionali e competenze tecniche, nell’attenzione costante ad ogni aspetto, semantico e grafico, del testo.